20/02/13

Credibilità, una vita per costruirla, un secondo per distruggerla

L'altra sera ho partecipato a una delle tante riunioni che l'Associazione Italiana Arbitri organizza per la formazione della categoria.
C'erano tantissimi arbitri giovani che gremivano la sala, davvero un bello spettacolo per una società in cui tanti settori sembrano non capire l'importanza di puntare sui giovani. Nella nostra sezione, invece, tutto il lavoro è finalizzato alla crescita dei giovani arbitri. Tutte queste riunioni servono tanto a formare sulla parte tecnica quanto su quella caratteriale.
Dopo aver tanto preso, sono in quella fase in cui mi tocca dare, ma lo faccio con piacere, perchè il piacere di  dare o restituire è spesso più appagante del prendere e poi, devo ammetterlo, il ruolo del formatore, dell'allenatore ha un fascino incredibile.
Sono tantissimi gli aspetti che un giovane arbitro deve curare, tante le cose da osservare, tante quelle da migliorare continuamente. La difficoltà dell'arbitro durante una gara sta nel fatto che puoi  aver azzeccato 100 decisioni giuste, ma tutto può essere compromesso da un errore, il lavoro di una settimana, un mese, un anno, una carriera, può essere spazzato via da un solo unico errore, se ci pensate, se per un solo attimo vi mettete nei panni dell'arbitro avvertirete immediatamente la pressione. Sono per questo tantissimi gli aspetti su cui ogni volta cerchiamo di lavorare.
C'è un aspetto però che domina sempre sugli altri, su tutti e che contraddistingue il buon arbitro dal mediocre arbitro: la credibilità.
Per noi arbitri è una parola magica, essere ritenuti credibili significa aver vinto la partita. E' la quint'essenza dell'arbitraggio, significa aver dimostrato di possedere tutte quelle qualità e caratteristiche che ti permettono di essere accettato dalle squadre, dagli allenatori, dal pubblico.
Il sogno di ogni arbitro è uscire dallo spogliatoio e sentire "questo arbitro è risultato credibile".
Purtroppo a volte, nel mio ruolo di osservatore, mi tocca evidenziare pregi e difetti dell'arbitro volti proprio a costruire la massima credibilità futura dell'arbitro.
A volte incontro giovani arbitri che si assumono le proprie responsabilità, comprendono l'errore e lavorano per eliminare quell'errore, consci che la loro credibilità sia il loro obiettivo finale.

Tanti dicono che l'arbitraggio è una scuola di vita, si è arbitri nel campo e nella vita.

Peccato che in politica non ci sia questa cultura della credibilità che per esempio aleggiava nell'aula della sezione arbitri di Bologna l'altra sera.
Eppure basta poco per capire quando si è credibili e quando, anche solo con un piccolo errore, non si può più essere considerati credibili.
Credibilità, una vita per costruirla, un secondo per distruggerla.

Più che un master serviva un corso arbitri, che delusione Giannino!
Ma peggio è chi ritiene che sia una cosa da poco, perchè non capisce quanto la sua credibilità sia precipitata, la credibilità che per un politico, come per un arbitro, è tutto.







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