04/05/13

L'organizzazione aperta


Tra i capitoli che più mi hanno entusiasmato dell'ultimo libro di Chris Anderson, l'autore di Gratis e la coda lunga, c'è sicuramente il n.9 in cui si parla dell'organizzazione aperta, ovvero di come per cambiare il modo di fare le cose, anche le aziende devono cambiare.
Nella mia recensione su Amazon (che bello, ho scalato qualche altra posizione nella classifica dei top recensori, ho scritto "Un libro più difficile, ma non meno ispirante, dell'autore di Gratis o La coda lunga.
Più difficile perchè mentre nei primi 2 si parlava di un'economia di internet facile da comprendere e tendente a far scoprire o incentivare vantaggi per tutti, questo parla di una economia manifatturiera da riscoprire o reinventare, un'economia che può essere ridisegnata se affrontata ancora una volta dalla parte del cliente e non del produttore.
Ecco allora, ancora una volta, l'importanza delle nicchie, dell'individuarle e di avere il coraggio di soddisfarle dotandosi della produzione del prodotto, perchè, ancora grazie alla tecnologia, può esserci una manifattura di tipo diverso.
Splendido, per me, il capitolo 9 in cui si parla della società aperta, ovvero per cambiare il modo di fare le cose, anche le aziende devono cambiare.Con internet non è più necessario accontentarsi di chi siede alla scrivania accanto, si possono trovare i migliori anche se ci si trova a Detroit e loro sono a Dakar.
Consiglio questo libro ad aspiranti e attuali imprenditori, ci sono molto spunti anche per migliorare la propria organizzazione."
E' un concetto che deve far riflettere aziende e lavoratori perchè il potenziale di produttività intellettuale è sicuramente ancora da esprimere perchè dobbiamo ancora imparare tanto sul modo di lavorare o collaborare da lontano. Siamo ancora troppo ancorati all'incontro fisico da organizzare in modo imprescindibile per iniziare o continuare un progetto. Troppe volte certi progetti non partono o non decollano perchè bisogna per forza incontrarsi e anche se ci si trova nello stesso edificio si hanno difficoltà insormontabili. Questo perchè, ammettiamolo, non sappiamo lavorare in modo collaborativo, non sappiamo sfruttare nemmeno semplici strumenti collaborativi. Si buttano tanti soldi e tanto tempo per pagare gli spostamenti delle persone, uno spreco a mio avviso inconcepibile.
E se non è più necessario accontentarsi di chi siede alla scrivania accanto, figuriamoci se dobbiamo accontentarci di consulenti cui non interessa coltivare il proprio cliente.
Come dice poi in quel capitolo? Un'economia di servizi è buona cosa, ma eliminate la manifattura e diventate un'azienda di banchieri, camerieri e guide turistiche.
Prima di questo libro non credevo l'Italia avesse un futuro manifatturiero, dopo questo libro ci si può ricredere, ma serve la voglia e la passione per la tecnologia che questo paese sembra avere solo per il possesso di smartphone  o tablet personali.

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