23/11/13

Il ruolo dello sponsor


In questi giorni ho finito di leggere "Il texano dagli occhi di ghiaccio", il libro su una delle più grandi truffe del ciclismo moderno. Descrive con grande meticolosità tanti episodi dell'epopea Armstrong, impressionante il racconto delle trasfusioni dei ciclisti sdraiati sul pullman.
L'immagine che esce dell'uomo Armstrong mette molta tristezza, con cinismo ha approfittato della sua malattia per far leva sui sentimenti delle persone ed ergersi a campione di moralità, quando in realtà imbastiva come e meglio di altri la truffa del secolo.
Troppo facile dire "Si dopano tutti, ho diritto a farlo anch'io e chissenefrega se sono il più furbo di tutti".
In ogni competizione sportiva servono delle regole, per giocare ad armi pari.
Alcuni sosterranno che anche le guerre non sono mai un gioco ad armi pari, ma prevale sempre chi ha le armi più potenti, ma lo sport non può essere considerato alla stregua di una guerra, deve essere altro.
Nel libro, nemmeno tanto in secondo piano, compaiono tanti sponsor, che fanno la solita figura di salire sul carro quando gli è comodo e di scendere velocemente quando non è più utile e forse dannoso all'immagine.

Mi ha sempre affascinato il ruolo dello sponsor, dal punto di vista aziendale. Anche di recente ho avuto l'opportunità di confrontarmi con un'azienda importante che ha scelto un determinato sport per diffondere la propria immagine. Lo abbiamo scelto, mi ha detto, non solo per il target, sicuramente importante, ma anche per la sua immagine di sport pulito, onesto, che rispecchiano i nostri valori.
Leggo spesso anche le dichiarazioni di Squinzi che è stato per anni sponsor del ciclismo e poi ne è uscito, ho sentito anche accuse contro di lui su Pantani.
Mi sembra di comprendere che ormai non ci sia più un comune senso di moralità su cui discutere, ognuno ha i suoi criteri e in base a quelli difende il proprio operato.
Molte aziende utilizzano lo sport per diffondere la propria immagine tra le persone, sarebbe bello che qualcuna investisse sul ridiscutere proprio il concetto di moralità. Mi piacerebbe vedere aziende sostenere per esempio la lotta al doping.
Si parla tanto dell'importanza di partecipare e di essere social, campioni non possono esserlo tutti, praticare e amare lo sport lo possono fare in tantissimi.
Chi investe nello sport mi piacerebbe tenesse in forte considerazione questi parametri, chi nelle aziende dispone di budget per le sponsorizzazioni dovrebbe impegnarsi anche in questi concetti.
Se vi va leggete la mia recensione sul libro su Armstrong, quando l'altro giorno ho detto con un ex ciclista "Tu l'hai letto il libro?" la sua risposta "No, non importa, lo sanno tutti che tutti si dopano" "Ma nessuno fa nulla?" "Ah... "
Perchè nessuno parla apertamente? E gli altri sport cosa dicono? Anche lì tanti fanno fare la pipi da altri?

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